'Big Data, reti, cultura digitale: per le imprese è il momento di agire'

Alfonso Fuggetta, CEO e Scientific Director di Cefriel

Formazione mirata, cultura digitale, reti, Big Data. Adesso è il momento di agire, di investire per cercare di recuperare, almeno parzialmente, l’enorme divario accumulato dal nostro Paese sul fronte della prevenzione e della gestione dell’emergenza. Un imperativo che riguarda il sistema, basti pensare ai ritardi di connessione che interessano molte zone del Paese, ma anche ogni singola azienda: dal controllo a distanza di sistemi e macchinari, agli analytic system macinati quotidianamente per tenere d’occhio in tempo reale e da qualsiasi luogo i parametri aziendali e agire di conseguenza. Per tutti c’è quindi, ora, una doppia imprescindibile sfida: da un lato fronteggiare l’emergenza, dall’altro investire da subito in innovazione per invertire la spirale negativa che ci sta facendo precipitare dalla crisi sanitaria a quella economica e di prospettive. “Siamo in un periodo turbolento – sottolinea Alfonso Fuggetta, ceo e scientific director di Cefriel, gruppo nato oltre trent’anni fa da un progetto di Politecnico di Milano, Università Statale, Regione Lombardia, Comune di Milano e un pool di aziende con l’obiettivo di creare ponti tra la ricerca universitaria e il mondo delle imprese – ma la cosa peggiore che possiamo fare è quella di limitarci a gestire l’ordinario. Potrà essere un nuovo shock sanitario, oppure una crisi geopolitica, o finanziaria, ma sicuramente ci troveremo prestissimo di fronte a nuove emergenze. Non possiamo continuare a preoccuparci solo del fatturato del prossimo trimestre e sperare per il meglio”.
Un appello forte, lanciato nell’ambito del Tavolo Innovazione post-Covid 19 promosso da Confindustria Bergamo per stimolare le imprese a mettere in comune e valorizzare i progetti e le loro soluzioni grazie ai quali affrontare l’evoluzione dell’emergenza epidemiologica, con un focus particolare, per quanto riguarda il terzo appuntamento, sulla sicurezza in azienda.
“Abbiamo tutti toccato con mano – rileva l’esperto – quanto in Italia la cultura della prevenzione sia all’anno zero. Mediamente anche nelle aziende c’è ancora moltissimo da fare: avere dati in tempo reale sugli andamenti è essenziale, così come è fondamentale investire nella digitalizzazione della catena di fornitura e nel controllo da remoto di macchinari collocati, a volte, a migliaia di chilometri di distanza. Molto spesso, in questi anni, le imprese si sono accontentate di operazioni di facciata. Ora è il momento di cambiare, bisogna avere il coraggio di agire subito, intelligentemente, prima che il prossimo shock ci travolga”.
Per Alfonso Fuggetta gli sconfortanti esiti del Digital Economy and Society Index che smentiscono sistematicamente qualsiasi tipo di previsione positiva e che incatenano l’Italia in una condizione di “medioevo digitale”, sono da prendere molto seriamente. “Non ci sono complotti stranieri – sottolinea – ci sono ovviamente esperienze positive, ma, in media, siamo in fondo a tutte le classifiche per quanto riguarda connettività, uso delle tecnologie, competenze, conoscenza”.
Parlando in particolare di Big Data, l’esperto ricorda che il sistema di biosorveglianza in Veneto si è rilevato più efficace e ha permesso di mettere in atto azioni preventive per governare l’emergenza, con esiti più positivi che altrove. E’ solo un esempio di come i giusti investimenti, anche in azienda, diano risultati visibili, aiutando a capire le reazioni dei mercati, segmentando la popolazione per personalizzare quanto più possibile le strategie d’azione, guadagnando in predittività e interconnessione, grazie a uno storico di informazioni talmente ad ampio raggio e puntuale da consentire simulazioni avanzatissime, abilitando in definitiva nuovi modelli di business in grado di rendere l’azienda un corpo sempre più mutevole e resiliente.