Stimolare e promuovere la domanda di innovazione del sistema produttivo. Rafforzare il livello di conoscenza e di consapevolezza tra le imprese rispetto alle opportunità offerte dalla quarta rivoluzione industriale. Definire una roadmap per facilitare il processo di trasformazione digitale. È questa l’attività svolta dai Digital Innovation Hub di Confindustria. Silvia Pagani, componente del Consiglio Direttivo del Dih Lombardo e Vicedirettore dell’Unione Industriali varesina, spiega com’è cambiato il ruolo di queste realtà nel corso degli anni. Tra sfide e opportunità. E l’effetto acceleratore della pandemia

Sono allo stesso tempo la porta di accesso e la cinghia di trasmissione tra imprese manifatturiere e digitalizzazione. Rappresentano il cuore della rete per l’innovazione in ottica di tecnologie 4.0. Operano attraverso antenne territoriali in collaborazione con le associazioni del Sistema Confindustria. Sono i Digital Innovation Hub: motori di trasformazione digitale al servizio delle aziende. Quest’anno, tra i vari panel del World Manufacturing Forum, è stato dedicato ampio spazio al ruolo strategico che ricoprono i Dih italiani. Di cosa si occupano? Divulgano e sensibilizzano le imprese verso produzioni altamente tecnologie attraverso seminari e workshop, definiscono una roadmap per la trasformazione digitale dei processi aziendali, orientano le realtà produttive verso l’ecosistema dell’innovazione tramite la sinergia tra competence center nazionali ed europei, smart factory, università e cluster tecnologici. Silvia Pagani è componente del Consiglio Direttivo del Dih Lombardia e Vicedirettore dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.

Quali sono i risultati ottenuti a livello nazionale dalla rete dei Dih? 
La rete dei Dih di Confindustria ha pubblicato un report delle attività degli ultimi quattro anni e il bilancio è sicuramente molto positivo: sono stati fatti più di 1.800 assessment, sono state raggiunte oltre 25.000 imprese con webinar e incontri one-to-one. Nell’ultimo anno, le richieste da parte delle aziende continuano ad aumentare e questo dimostra che misurare il livello di maturità digitale è utile per tutte quelle realtà produttive che intendono avviare percorsi di trasformazione digitale. La richiesta di assessment è arrivata non solo da imprese ben strutturate e di grandi dimensioni, ma spesso anche da parte delle Pmi. Questo dimostra come la trasformazione digitale sia diventata ormai un fattore comune di tutte le realtà, necessario per poter competere sia a livello nazionale che internazionale. I Dih hanno, inoltre, avviato progetti di filiera. Cito qualche esempio: ABB, Leonardo, Ansaldo Energia e Hitachi. Grandi player che hanno selezionato i fornitori strategici per avviare progetti di trasformazione digitale. Alla base di questo progetto c’è l’idea che il capofiliera giochi un ruolo importante per la crescita non solo della catena di fornitura ma anche delle singole Pmi coinvolte. 

Sul territorio, quale è stato il contributo del Dih Lombardia?
Il Dih Lombardia opera su tutto il territorio regionale attraverso le 9 antenne territoriali di Confindustria. Ha misurato la maturità digitale di oltre 400 aziende e sono in corso progetti di trasformazione in ottica di industria 4.0 grazie all’orientamento che il Dih ha fatto verso i centri di competenza specializzati. In secondo luogo, la decisione strategica di affiancare l’impresa con dei manager esperti, che sappiano guidare l’assessment, ha portato ad un riscontro incredibilmente positivo da parte delle aziende che più facilmente hanno deciso di proseguire il loro percorso di miglioramento. Infine, con il supporto del Dih, molte imprese sono riuscite a partecipare a bandi regionali e provinciali, ottenendo importanti contributi per la trasformazione digitale. In provincia di Varese opera, attraverso l’Area Digitale di Univa e attraverso la società di servizi alle imprese, Univa Servizi.

Gli assessment svolti dal Dih rappresentano una sorta di check-up digitali dell’impresa. Quali sono i punti su cui le aziende devono ancora migliorare? 
Intanto è interessante considerare i due benefici più singolari: le piccole imprese usano gli assessment per prendere spunti su possibili miglioramenti e avviare investimenti; le aziende più strutturate tendono a usarli come strumento di valutazione per misurare i risultati di investimenti già fatti e confrontarsi con il resto del mercato, grazie ai focus settoriali offerti proprio dal Dih in fase di analisi. Dallo studio della maturità digitale di oltre 1.800 imprese a livello nazionale, emerge come sia necessario, da un lato, investire in ambiti specifici come nella gestione della domanda e nell’approccio al mercato. Dall’altro lato, però, il “Piano Industria 4.0” ha sicuramente indirizzato gli investimenti: le aziende hanno privilegiato il settore della produzione e quello di ricerca e qualità. Ma la sfida della trasformazione digitale non si gioca solo sul campo dell’implementazione tecnologica. È una questione anche di crescita culturale. Aggiornamento delle competenze, investimenti nel capitale umano, costruzione di una nuova cultura organizzativa, innovazione della finanza d’impresa sono altrettanti abilitatori di un nuovo modo di fare impresa. 

La pandemia ha veramente fatto da acceleratore digitale?  
Già da qualche anno il processo di digitalizzazione si sta rivelando l’asso nella manica per la competitività dell’impresa manifatturiera italiana. La pandemia è stata la “wake-up call”, ovvero il campanello d’allarme per iniziare a trattare questo fenomeno come un elemento cardine della strategia di business aziendale in ottica di trasformazione ecologica. 

Technology Beauty Contest 2021

È stata inaugurata al World Manufacturing Forum 2021 la prima edizione del Tech Beauty Contest: un concorso dedicato alle piccole e medie imprese manifatturiere che si sono contraddistinte per capacità innovativa di prodotto, di processo e in progetti sostenibili. “Grazie alla diffusione attraverso la rete dei Dih presente in Italia - spiega Silvia Pagani, componente del Consiglio Direttivo del Digital Innovation Hub Lombardia - hanno aderito al concorso Pmi provenienti anche da altre regioni. Quello che ci aspettiamo e che auspichiamo è che tutte le aziende finaliste possano essere un esempio per altre piccole e medie imprese che intendono avviare percorsi di trasformazione digitale”. Le aziende che hanno vinto il concorso sono: Electro Adda Spa per la categoria “Innovazione di processo”, Milani Spa per la categoria “Innovazione di prodotto” e Mies Srl per la categoria “Innovazione sostenibile guidata dalla trasformazione digitale”. Le imprese finaliste del Tech Beauty Contest sono: FAE Technology, Electro Adda Spa, Haemopharm Healthcare Srl, Elettrosystem Srl, Erregi Elettronica Srl, Idea Tech Srl, La Nordica Srl per la categoria “Innovazione di processo”; Milani Spa e Erregi Elettronica Srl per la categoria “Innovazione di prodotto” e Tintoria Finissaggio 2000, PRT Spa, Mies Srl, Uniweb Srl per la categoria “Innovazione sostenibile guidata dalla trasformazione digitale”. Al concorso hanno partecipato 12 aziende, di cui nove sono lombarde. Due si trovano in provincia di Varese: La Nordica di Arcisate e la Mies Srl di Gallarate. La Nordica ha proposto un progetto che ha come oggetto la configurazione e attivazione della gestione dei prodotti per lotti e dei magazzini per ubicazione e lotto. L’obiettivo finale è quello di avere la completa tracciabilità di prodotto e componenti utilizzati, in un’ottica di snellimento di procedure di lavoro e miglioramento di efficienza, oltre a rendere più facili e guidate determinate operazioni per l’operatore quali, ad esempio, la rilevazione inventariale, la verifica dei colli in spedizione rispetto ai colli ordinati, l’informazione dell’esatta ubicazione di prodotti e materiali. La proposta di Mies Srl consiste in un insieme di soluzioni mirate all’efficientamento energetico aziendale, tramite progetti di risparmio energetico, atti a migliorare il bilancio di sostenibilità delle aziende. 

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