Dalla movimentazione statica alla movimentazione automatica col 4.0

Automha - Azzano San Paolo (Bg)

Cinquant’anni fa c’era HAL 9000, il supercomputer di bordo della nave spaziale Discovery nel film “2001: Odissea nello spazio”, che aveva previsto in anticipo la rottura di un componente essenziale per mantenere i collegamenti con la terra. In quel caso non andò a finire bene per via del cortocircuito emozionale causato dalla discrepanza fra la sua piena conoscenza dei contenuti della missione e quella dell’equipaggio.

Oggi tutto è molto più lineare, i nostri sistemi di intelligenza artificiale non hanno, almeno per il momento, sussulti emotivi e la funzione predittiva è scesa dal futuro per diventare realtà.
Anche Automha, azienda di Azzano San Paolo che produce magazzini automatici e soluzioni per l’intralogistica, ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Nata quarant’anni fa da un’intuizione di Franco Togni, attuale Presidente del gruppo, si è concentrata sulla produzione di sistemi di movimentazione merci, passando poi dalla movimentazione statica a quella automatica.
Negli ultimi 2 anni un nuovo salto di qualità, anche grazie agli spunti di Industria 4.0, e l’ulteriore focalizzazione su macchine dialoganti, software adattati, mondo virtuale.

“La funzione predittiva – spiega Gianni Togni, direttore commerciale e figlio del fondatore - è diventata una delle caratteristiche di punta dei nostri componenti, che consente di dare informazioni precise e attendibili evitando sprechi e costosi fermi macchina. Nel 2018 abbiamo condotto con successo tutti i test sul campo e ora abbiamo cominciato a inserire questa opportunità nel pacchetto gestione a 360°. I clienti indossano smart glasses e diventano le mani del nostro tecnico che li guida. Basta un piccolo training per gli utilizzatori e si capisce come funziona. Sono semplici: davanti ai magazzini automatici non abbiamo di solito ingegneri, ma personale che ha bisogno di un supporto adeguato e dobbiamo tenerne conto”.
Con un fatturato 2018 di 70 milioni di euro e 160 dipendenti, di cui 50 assunti negli ultimi 2 anni, sedi produttive in Italia e Cina (quest’ultima rivolta al mercato cinese e sud est asiatico) e filiali in America, Tunisia, Spagna, Automha si sta ulteriormente radicando a Bergamo, grazie alla creazione di un’azienda gemella, a fianco di quella attuale, 7000 metri quadrati di superficie, concepita in modalità smart. “Sarà anche una sorta di biglietto da visita che ci consentirà di mostrare tutta la nostra capacità di innovazione a clienti e collaboratori”.  I lavori cominceranno a fine luglio e produrranno ambienti proiettati sul futuro, dove troverà posto anche la virtual room, per far capire al cliente cosa “si nasconde” dentro il grande scatolone del magazzino automatico.

“Per noi – evidenzia Gianni Togni - Industria 4.0 è stata lo spunto per dare il via a una riflessione a tutto tondo e individuare ogni possibile ambito di miglioramento”. Così il cambiamento ha toccato contemporaneamente molte aree, dalla tecnologia, alle procedure, alla gestione aziendale. “Andare verso il “4.0” ha significato migliorare il prodotto ma anche rafforzare tutta la parte software, di cui la funzione predittiva è un aspetto molto qualificante, ma non l’unico. Parallelamente è stato migliorato e reso più all’avanguardia il Customer Service, diventato più puntuale e smart. Il nostro mercato di riferimento è per l’85% fuori confine, i centri di assistenza vecchio stile sono oggi di fatto non più sostenibili, almeno nel nostro caso, ma grazie alla funzione predittiva, gestione degli impianti da tablet con visualizzazione in realtà aumentata di ogni componente, gli smart glasses e altre innovazioni di supporto, riusciamo a fare manutenzioni efficaci a distanza”.

Fra le novità anche l’implementazione del magazzino automatico aziendale. “Nella piena aderenza al detto del calzolaio con le scarpe rotte, anche noi, presi dal business, non avevamo apportato grandi innovazioni in casa nostra. Ora ci siamo allineati ai nostri prodotti più avanzati”.
Ma il vento del cambiamento ha anche coinvolto gli aspetti gestionali. “Abbiamo cercato di fare in modo che in ogni reparto la tecnologia e il know how siano sempre in azienda e non magari a casa di un nostro collaboratore in ferie o ammalato. Una cosa ovvia, ma non così facile da ottenere, perché comporta un’organizzazione studiata nei minimi dettagli. A sostegno di questo processo abbiamo aggiunto una continua formazione: deve passare il concetto della condivisione, della collaborazione senza sovrapposizioni. Nella smart factory il team è centrale e le dinamiche di gruppo, sempre delicate, sono una complessità che va gestita al meglio. Infine, stiamo ragionando in termini di business intelligence per ridurre tendenzialmente a zero i gradi di inefficienza nelle nostre due business unit prodotti e sistemi”. 
Il piano di sviluppo, da qui alla metà del 2020, prevede ulteriori nuove tipologie di software sia rivolte al cliente sia all’azienda e la totale interconnessione del gruppo “lavorando non più su urgenze ma su priorità”.

Fra le difficoltà, segnalata quella di far capire al cliente il valore aggiunto del “4.0”. “Le potenzialità sono enormi, basti pensare al virtual commissioning dell’impianto che rende più veloce anche l’installazione e permette al cliente di capire le prestazioni dell’impianto già in fase commerciale. Dobbiamo però riuscire a far cogliere che non si tratta di virtuosismi o inutili orpelli ma di un modo rivoluzionario di operare”.

Nel frattempo, restano accesi i riflettori sul mondo a caccia di innovazione. “Siamo stati a gennaio a Las Vegas – sottolinea Gianni Togni - grazie alla mission tecnologica di Confindustria Lombardia che ha toccato anche il Consumer Electronics Show (CES), un’esplosione di idee, molte delle quali provenienti da settori anche distanti dal nostro. Seguiamo i mercati, facciamo ricerche sui paesi, in questo periodo, per esempio, ci interessano molto Myanmar, Corea del Sud e Vietnam. Non solo: all’estero spesso cerchiamo l’aggregazione con altre aziende proprio in chiave innovativa, ma in Italia è ancora una modalità difficile da seguire, le resistenze e le chiusure sono ancora molto forti”.