Edih4manu: 25 centri di tech transfer/competence center per innovare l’industria Ue

di Barbara Weisz ♦︎ Il network, specializzato nel manufacturing, mette a sistema tecnologie 4.0, competenze e best practice. Coinvolti 15 Paesi con 820 diverse specializzazioni al servizio delle imprese. Il capofila è Edih Lombardia, coordinato da Marco Taisch: ne fanno parte, fra gli altri, Made 4.0, Afil, Dih Lombardia. Il metodo degli hub si basa su 4 pilastri: test before invest, Skill and training, Accesso ai fondi R&S, Innovation ecosystem e networking. Quali vantaggi per le industrie italiane?

Per dirla con una celebre espressione di Steve Jobs, la mission di Edih4manu è quella di unire i puntini per innovare l’industria europea. Un network di 25 centri di trasferimento tecnologico specializzati nel manufacturing, che si trovano in 15 diversi paesi, e mettono a sistema tecnologie 4.0, competenze, e best practice, con 820 diverse specializzazioni al servizio delle imprese. Per fare innovazione. Un’azienda che ha una specifica esigenza (il progetto di digitalizzazione di un impianto produttivo, piuttosto che un corso di formazione), può trovare la risposta che cerca non solo in un digital innovation hub dello Stato in cui si trova, ma anche dagli altri Edih europei. C’è stato un bando a cui gli Edih hanno partecipato per ricevere le risorse (da 1 a 3 miliardi di euro, il 50% direttamente dall’Europa e l’altra metà dai fondi dei singoli Stati). Alcuni hanno ricevuto i finanziamenti dall’Europa, altri sono stati selezionati solo per i finanziamenti nazionali, come l’Edih Lombardia. Il quale, però, ha avuto l’idea iniziale del progetto Edih4manu, e ne è capofila. Edih Lombardia è a sua volta un network che riunisce 15 realtà fra centri tecnologici, associazioni industriali, imprese (ne fanno parte, fra gli altri, Made 4.0, Afil, Dih Lombardia).
L’obiettivo della rete europea dei 25 centri di trasferimento tecnologico, spiega Marco Taisch, coordinatore di Edih Lombardia e presidente di Made 4.0, è appunto la condivisione di esperienze per abilitare il trasferimento tecnologico alle imprese e l’innovazione. Ad esempio «perchè non fare leva sulle best practise di ciascuna regione, anche per non essere ripetitivi, valorizzarne l’esperienza, stimolare l’innovazione, individuare sinergie operative?». Chiarisce Gianluigi Viscardi, presidente di Digital Innovation Hub Lombardia: «il valore aggiunto è poter attingere a conoscenze, tecnologie e capacità non limitate a livello locale, ma con un respiro internazionale». In vista ci sono novità anche sul fronte dei finanziamenti europei, Demur Gaspard, Deputy Head della Unit sulla digital transformation of industrial ecosystem della Commissione Ue, ha parlato delle sinergie fra i diversi programmi comunitari, come Horizion Europe e Digital Europe (che finanzia gli Edih).
In realtà, questa rete di Edih a livello non strutturato sta già collaborando da oltre un anno, ci racconta Maria Rossetti, coordinator di Edih4manu, ma ora c’è stato il kickoff vero e proprio: «entro sei mesi dobbiamo mettere a punto una precisa roadmap, un catalogo servizi, definire le specializzazioni e affinare il metodo di collaborazione». Dei 25 Edih, sono tre le realtà italiane: Edih Lombardia, di cui più avanti approfondiamo la mission, Neural Veneto, attivo in particolare nell’intelligenza artificiale, Expand Piemonte, che si concentra su Ai e cybersecurity. Tutti gli Edih si occupano di trasferimento tecnologico al manifatturiero, alcuni sono attivi in segmenti molto specifici, come il Politronics dell’Alvernia-Rodano-Alpi, un hub di polimeri intelligenti (plastiche e composti riciclati), piuttosto che Six Manufacturing Edih, che unisce i due pillar della digitalizzazione industriale data driven e della sostenibilità.
Oppure si riferiscono a un particolare settore industriale, come lo slovacco Cassovium , attivo in generale nel manufacturing ma specializzato nell’automotive. Come vedremo, ci sono già state esperienze di collaborazione pan-europea (Made 4.0 ha erogato corsi di formazione a un gruppo di piccole e medie imprese ungheresi, il sopra citato Politronics francese ha sviluppato un progetto di digitalizzazione con un’impresa italiana). Vediamo esattamente come è nata la rete Edih4manu, quali centri nel fanno parte, quali sono le prossime tappe, in che modo possono utilizzarla le aziende, che specializzazioni offre.
Edih4manu è un network di 25 centri di trasferimento tecnologico specializzati nel manufacturing, che si trovano in 15 diversi paesi, e mettono a sistema tecnologie 4.0, competenze, e best practice, con 820 diverse specializzazioni al servizio delle imprese

Cosa fanno tutti gli Edih della rete

Il metodo seguito dai centri che fanno parte della rete Edih4manu si basa su quattro pilastri:
  • test before invest: è una fase in cui le imprese vengono supportate nel prendere le decisioni che poi porteranno all’investimento. Prevede, ad esempio assessment sulla maturità digitale di partenza, demo su tecnologie e prodotti, eventualmente test di prodotto, o prototipazione, fino alla messa a punto di un piano di adozione di tecnologie digitali.
  • Skill and training: corsi di formazione, aggiornamento continuo, teaching factory anche nell’ottica di formare nuovi talenti, anche qui una mappatura e una fase di assessment delo skill gap;
  • Accesso ai fondi R&S: alle imprese viene fornito supporto per accedere a fondi euroipei, regionali, nazionali, e anche a strumenti di finanza innovativa, piuttosto che alla creazione di consorzi.
  • Innovation ecosystem e networking: è una delle peculiarità dei digital innovatin hub in generale e del progetto Edh4manu in particolare, prevede il rapporto fra ricerca, università e imprese, il trasferimento tecnologico, attività specifiche (tech scouting, tredn watching).

 

Edih4manu, dai primi passi alle prossime tappe

Marco Taisch, presidente Made Competence Center

Edih4manu entra ora in una fase strutturata, in cui vengono definiti con precisione progetti e competenze. Ma in realtà le diverse realtà che aderiscono lavorano insieme già da tempo. «Abbiamo seguito un metodo bottom up – spiega Maria Rossetti -. Ci incontriamo mensilmente, fino al febbraio del 2022 il nostro obiettivo era conoscerci, capire come formare il network. Abbiamo scritto l’intera proposta insieme. Poi, da maggio, abbiamo rafforzato la parte di comunicazione, organizzato workshop con altri progetti europei. Per questo dico che il metodo è stato bottom up: abbiamo sempre avuto una direzione, ma senza ancora una roadmap, o una vera e propria pianificazione da progetto europeo». Una fase di design, su cui ora interviene invece un metodo di lavoro più strutturato, con una precisa agenda, catalogo servizi, metodo di collaborazione definito. «La costruzione del metodo di collaborazione è già un obiettivo della commissione Ue». Fondamentalmente, Bruxelles ha dato un input, partendo dagli Edih, e da qui è nata questa evoluzione. «Noi abbiamo intercettato il bisogno di creare questo network – sottolinea ancora Rossetti -. Abbiamo 20 persone che mensilmente dedicano due ore del loro tempo a incontri, e poi scrivono proposte e lavorano su progetti e contatti. Sono tutte ore uomo date al network, che ne testimoniano l’importanza. Il progetto è stato accelerato dalla richiesta di collaborazione della commissione Ue. Ma non è che la commissione abbia chiesto di un creare un network di 25 Edih con 820 specializzazioni. Abbiamo colto lo stimolo per accelerare».







Qui inseriamo due elementi. Željko Pazin, rappresentante Effra (European Factories of the Future Research Association), esprime sorpresa davanti all’ambiente “ricco di persone e cose interssanti” che si è trovato davanti al kick-off dei Edih4manu. «Mi aspettavo di trovare 16 o 17 Dih», esordisce, per poi sottolineare la portata strategica di una rete che mette insieme innovazione e trasferimento tecnologico e collabora con istituzioni. «Ho iniziato diversi anni fa a occuparmi di ricerca e sviluppo. Una volta si partiva da un progetto, veniva invitata un’università, magari si formava un consorzio a cui partecipavano anche le imprese. A questo punto si avviava il progetto (per esempio, di efficienza energetica). Ci volevano due o tre anni di ricerca, si spendevano 2-3 miliardi. Adesso è tutto cambiato», proprio perchè c’è stato un salto strategico, ci sono i fondi europei e una dimensione transazionale che è strutturale, e consente a chi fa trasferimento tecnologico di «chiedersi costantemente cosa è possibile offrire di nuovo ai player sul mercato e di lavorare in prospettiva, alla smart factory del futuro». Questo concetto viene ripreso da Demur Gaspard (commissione Ue): la rete di Edih4manu integra in un unico processo gli elementi di due programmi strategici Ue: Horizon Europe, sullo sviluppo tecnologico, e Digital Europe. Per il decisore politico ci sono diverse sfide: quella legislativa relativa a tecnologie come l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza, i chip. Quella relativa agli investimenti. E poi il digital compass, ovvero il trasferimento tecnologico, alla pubblica amministrazione e alle imprese.

Quali sono le tecnologie al momento centrali della smart factory? Intelligenza artificiale, realtà virtuale, simulazione, realtà aumentata, chip, protezione cybernetica

La smart factory, fra presente e futuro

Quali sono le tecnologie al momento centrali della smart factory? Intelligenza artificiale, realtà virtuale, simulazione, realtà aumentata, chip, protezione cybernetica. Il punto è che tutte queste tecnologie devono essere disponibili per realizzare un ecosistema. Ci sono una dimensione locale e una internazionale che vanno di pari passo. «Abbiamo lavorato sodo con i nostri partner negli ultimi anni, su diversi argomenti» prosegue Demur Gaspard. Prima su intelligenza artificiale e robotica. Poi, dal 2022 anche sulla sostenibilità del settore manifatturiero. E ora pensiamo al manufacturing as a service. Gli european digital innovation hub «sono fondamentali anche per ricevere feedback dal mondo produttivo, per capire dove va il settore manifatturiero. In che settore e con quali tecnologie soddisfare le esigenze delle imprese. Il dialogo regionale è essenziale per progettare politiche future a livello molto piu ampio».

Gli Edih prima hanno lavorato su intelligenza artificiale e robotica. Poi, dal 2022 anche sulla sostenibilità del settore manifatturiero. E ora pensano al manufacturing as a service

«Vogliamo che le aziende non siano isolate, ma connesse all’Europa», insiste Pierluigi Petrali, direttore operativo del Digital Innovation Hub Lombardia. A questo mira l’Edih Lombardia, che con le 15 realtà che lo formano (le elenchiamo con precisione più avanti) rappresenta il 99% del settore manifatturiero regionale, il 22% del pil italiano, oltre 220mila imprese e 1 milione di addetti, ovvero il 25% dell’intera forza lavoro italiana nel manifatturiero. Edih Lombardia si concentra su quattro pillar: incrementare l’adozione di tecnologie digitali nelle imprese, supportare lo sviluppo delle skill digitali, stimolare l’adozione di modelli di business innovativi, e integrare la catena europea del valore digitale. «Questi quattro pilastri devono interagire fra loro, coinvolgendo le aziende nel percorso». Che è complesso, unisce digitalizzazione e sostenibilità, coinvolge i business plan, forma le competenze, abilita il decision making basato sui dati. Quindi, non solo tecnologia, e (quarto pillar) non solo Italia: «Edih Lombaredia è aperto a futuri clienti non italiani».

L’Edih Lombardia con le 15 realtà che lo formano rappresenta il 99% del settore manifatturiero regionale, il 22% del pil italiano, oltre 220mila imprese e 1 milione di addetti, ovvero il 25% dell’intera forza lavoro italiana nel manifatturiero

 

Le prime case history dalla rete di Edih4manu

Pierluigi Petrali e Eoxanne Girard

Torniamo al modo in cui tutto questo si è sviluppato. Al bottom up che ci spiega Maria Rossetti. In pratica la rete di Edih4manu collabora già da qualche anno in modo non strutturato. Per esempio, utilizzando piccoli bandi per capire che tipo di servizi potevano andare incontro alle esigenze delle imprese. Caso concreti: «un progetto che abbiamo vinto, per delle Pmi ungheresi che cercavano corsi di formazione specifici sul manufacturing. Grazie al network, siamo riusciti a offrire noi il servizio». Oppure, «abbiamo partecipato a un progetto europeo in cui avevamo bisogno di una competenze tecnologica sul 4.0 molto specifica, siamo riusciti a trovarla in un Edih dell’Europa dell’Est, abbiamo creato un consorzio e lavoriamo insieme». Quindi, «abbiamo già casi di successo, ma non c’è ancora un funzionamento strutturato», che è appunto la fase appena iniziata. Le imprese possono comunque partecipare. «Per ora, la cosa migliore che possono fare è alzare il telefono e ci parliamo» indica Rossetti. Un altro esempio arriva da Politronics, cluster francese per le plastiche e compositi riciclati. Come sintetizza Roxanne Girard, di Politronics (la cui coordinatrice è Annabelle Sion), «un hub di polimeri intelligenti», che supporta la transizione digitale delle industrie del settore, in relazione a uso dei materiali, funzionalità dei prodotti, e sostiene lo sviluppo dei polimeri all’interno della trasformazione digitale, ad esempio utilizzando l’intelligenza artificiale. Siamo di fronte a un settore molto specifico di ricerca, che per quando riguarda l’industria si rivolge a segmenti come le aziende plastiche, la produzione di gomma, o di tessuti, materiali composti. Ma ci sono risvolti anche per le imprese della sanità (polimeri per applicazioni biomedicali), in generale per la trasformazione ecosostenibile (economia circolare), per l’innovazione sui materiali (legno, metallo), per le applicazioni nel manufacturing (prodotti in stampa 3d). Il caso concreto è rappresentato dalla collaborazione con una pmi della Lombardia. Il progetto implementato si chiama Walchy, è stato finanziato con un bando Horizon, coinvolge un’azienda lombarda attiva nella stampa 3d (Valland) nella ricerca di un materiale innovativo per la componente di una valvola a idrogeno, è in fase di sperimentazione.

Walchy, è stato finanziato con un bando Horizon, coinvolge un’azienda lombarda attiva nella stampa 3d (Valland) nella ricerca di un materiale innovativo per la componente di una valvola a idrogeno, è in fase di sperimentazione

Henrieta Dunne, che rappresenta l’Edih slovacco Cassovium, sottolinea l’importa di una «collaborazione intrasettoriale e intraregionale» per condividere conoscenze, competenze, valutazioni, prendere spunto da casi concreti. Cassovium ha una specializzazione ad esempio nel settore automotive che mette a disposizione del network.

I 25 Edih che fanno parte della rete

Come detto, al momento sono 25 i centri di trasferimento tecnologico che aderiscono, la peculiarità è la specializzazione nel manufacturing, sono dislocati in 15 nazioni europee:

  • Francia: Edih Digihall (Ile de France), Politronics (Auvergne Rhone – Alpes);
  • Germania: Edih Reihnland (Renania), Digitalitiuzation Beyond (Baden Wuerttemberg), Edih Franken & Schwaben (Baviera);
  • Spagna: Dih4cat (Catalogna), Cidihub Innovalia (Isole Canarie), Dih Basque (Paesi Baschi), Dihgigal (Galizia);
  • Portogallo: Produtech
  • Olanda: Edih Snl (South Netherland);
  • Belgio: Digitalis (Flanders), Walhub (Wallonia);
  • Grecia: Manuhub – Lms (Patrasso);
  • Finlandia: Six Manufacturing Edih (West Finland);
  • Danimarca: Made;
  • Svezia: ShiftLabs (Stottocolma, West Sweden, East Middle Sweden);
  • Repubblica Ceca: Edih Ostrava, Dih Neb (Nord Est Boemia);
  • Polonia: Hubs4Industry (Malopolska);
  • Slovacchia: Cassovium (East Slovak);
  • Ungheria: Artificial Intelligence Edih.

E Italia, con tre realtà:

  • Edih Lombardia, la capofila, che a sua volta riunisce 15 diverse realtà, fra centri tecnologici, associazioni industriali, imprese. Per la precisione, è composto da: Made 4.0, Afil (associazione fabbrica intelligente Lombardia), Cna, Dih (digital innovation hub) Lombardia, Edi (ecosistema digitale per l’Innovazione) Confcommercio, Confartigianato Lombardia, Unioncamere Lombardia, Claster Lombardo Energia, Lombardy Aerospace Cluster, Claster Lombardo Scienze della vita, Claster lombardo della mobilità, Eit (european institute of innovation and technology), Eit manufacturing, Finlombardia, Intesa San Paolo.
  • Neural Veneto: ne fanno parte, fra gli altri, oltre a Smact, il competence center del Triveneto, i parchi tecnologici T2i e Galileo, è un progetto attivo in particolare sull’intelligenza artificiale.
  • Expand Piemonte: è una acronimo che sta per Extended Piedmont and Aosta valley Network for Digitalization, il capifila del progetto è il competence center Cim4.0, si occupa prevalentemente di intelligenza artificiale e sicurezza informatica.
Edih Lombardia













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