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«Una grande rivoluzione ma per sfruttarla servono regole e pianificazione»

Stefano Poliani. Presidente del Digital Innovation Hub Lombardia

di Giovanna Mancini

 Poliani è membro di Confindustria Como con delega all’Innovazione e vicepresidente di ComoNExt

2' di lettura

È una rivoluzione ormai in atto e, come tutte le rivoluzioni, porterà con sé profonde trasformazioni sociali. Ma l’utilizzo dell’intelligenza artificiale è un fenomeno irreversibile, da cui non si può prescindere. «La tecnologia non si può fermare, ma può e deve essere governata con regole precise», spiega Stefano Poliani, presidente del Digital Innovation Hub Lombardia, la piattaforma nata per guidare e assistere le pmi nella trasformazione digitale.

A che punto sono le aziende lombarde?

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I dati emersi dal nostro ultimo report dimostrano che sono pronte alla sfida. Siamo agli inizi di questa rivoluzione, ma c’è la consapevolezza che l’intelligenza artificiale porterà grandi vantaggi anche economici e quasi tutte le aziende si stanno attrezzando per implementare soluzioni di questo genere con gradualità differente, a seconda dei settori, degli ambiti aziendali e delle dimensioni. È più facile e rapido per le grandi aziende, attive in settori in cui sono più elevati l’uso della sensoristica e la digitalizzazione, come l’automotive o la meccatronica. Per le aziende più piccole è più difficile sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale e proprio a queste si rivolge in particolare il nostro supporto.

C’è differenza di utilizzo anche tra gli ambiti aziendali?

Certo: si tratta di soluzioni più facili da implementare nelle funzioni aziendali in cui è già radicato l’uso di tecnologie digitali e 4.0, quindi nei campi della progettazione, dell’ingegneria e del controllo qualità. Aree aziendali come logistica e supply chain, oppure marketing e vendite o gestione clienti sono invece più indietro, anche per una mancanza di sufficienti dati disponibili. Ma le aziende si stanno rendendo conto che anche in questi ambiti le percentuali di crescita e riduzione dei costi sono elevati. Molti studi dimostrano che le aziende che hanno implementato soluzioni di intelligenza artificiale hanno performance finanziarie migliori rispetto a quelle che lo hanno ancora fatto, con tassi di crescita doppi, a parità di fatturato.

In che modo l’intelligenza artificiale impatta sulla competitività?

Permette di ridurre gli errori e le tempistiche dei processi. L’80% delle aziende che hanno adottato soluzioni di questo tipo ha registrato non solo una crescita maggiore, ma anche una riduzione dell’impatto dei costi, il che consente di liberare risorse da investire.

L’intelligenza artificiale genera spesso scetticismo e paura. Sono giustificati?

Certamente, anche per un fatto dimensionale, le nostre aziende hanno fatto un po’ più fatica, rispetto ad esempio a quelle tedesche, ad affrontare la rivoluzione digitale, ma questo atteggiamento è cambiato con la pandemia, che ha spinto le pmi ad aumentare la digitalizzazione. Dal 2019 in poi, anche grazie agli incentivi fiscali per l’innovazione, gli investimenti in questo ambito e la produttività delle aziende italiane sono cresciuti di più rispetto a quelle tedesche.

La tecnologia mette a rischio i posti di lavoro?

Ci saranno sempre nuove professioni per rispondere a nuovi bisogni, anche perché questa tecnologia, per funzionare, ha bisogno dell’intelligenza umana che ponga le domande giuste. È indispensabile però avere un quadro normativo di riferimento. Il rischio non sono la tecnologia e la sua potenza, ma un suo utilizzo senza regole certe. Una rivoluzione così importante necessita una pianificazione.

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